Il voto del 25 settembre segna una cesura nella storia italiana del Dopoguerra . La prima volta di una guida del Paese affidata a una personalità della «destra -destra» (come si è detto in gergo giornalistico) e di una sconfitta senza precedenti della sinistra , specialmente di quella derivante dalla filiera storica Pci-Pds-Pd.
Quel che il voto consegna alla sinistra sconfitta è partire dalla realtà. Non dal dilemma del rapporto con i 5 Stelle. Pure ineludibile. Partire dalla domanda circa la genesi e l’orizzonte sovranazionale del vento populista e sovranista che ha investito anche l’Italia, e non da ora .
Per quanto riguarda l’Italia questo vuol dire riconsiderare finalmente che nel mondo del lavoro la condizione è stata di pesante arretramento economico e dei diritti. Secondo stime ufficiali il 25 % dei lavoratori dipendenti toccano la soglia della povertà. Il reddito «salario» fra tutte le attività economiche decresce del 10%. Altro che mondo dei garantiti .
Nel lavoro autonomo subordinazione e precarietà schiacciano microimpresa e partite Iva, che non hanno forza negoziale sui mercati globali per contrattare il prezzo del proprio prodotto; riguarda i giovani giornalisti e i giovani avvocati che rimangono «free lance» e «praticanti a vita»; i riders che vengono riconosciuti come lavoratori dipendenti - senza diritti - da una sentenza dei giudici Milano e non dalla legislazione.
L’ascensore sociale nei decenni alle spalle si è bloccato: i figli ereditano la condizione dei padri . E se laureati, sono precari e in fuga dal Mezzogiorno. Parliamo di più di 10 milioni di persone.
Le disuguaglianze sono spaventosamente aumentate E hanno provocato crisi identitaria e spiaggiamento economico dei ceti medio-bassi. La paura e l’insicurezza sociale è stata gestita dalla ideologia del protezionismo statale e del nazionalismo etnico; per esempio il nemico anche per i ceti medio bassi è stato indicato nel «migrante».
Risposta regressiva certamente (nessun Paese da solo ce la farà mai), ma che è apparsa più convincente perchè contrapposta all’«establishment» e alla casta”.
ll riscontro è nel voto. Non si tratta di immaginare un ritorno al veteroclassismo del ‘900. Solo di immergersi nella realtà ,ricostruire i rapporti con un blocco sociale composito . Anziché perpetuarsi come ceto di gestione di potere dei capicorrente, come denuncia il sindaco Decaro.
E di proporre in controtendenza un nuovo paradigma economico che in Europa combatta a viso aperto la stretta monetaria della Bce ( con la condanna dell’impresa e del lavoro ); che contrasti inflazione e ulteriore diminuzione del potere d’acquisto dei ceti meno abbienti attraverso politiche di investimento e scelte di rilegittimazione europea e nazionale per il «debito buono»: scuola e conoscenza, infrastrutture, poderosi investimenti per la conversione ecologica della economia (rinnovabili in primis; per dire basta con i benefit ai produttori di inquinamento e al consumo di suolo e con i piagnistei ipocriti per le vittime di alluvioni e frane che devastano sistematicamente interi pezzi del territorio nazionale).
E con questo nuovo paradigma fuoriuscire dal vecchio ciclo della terza via e costruire un nuovo soggetto della sinistra a scala nazionale ed europea . Di ispirazione socialista ed ecologista.
L’essenziale è avviare un processo reimparando nel frattempo il mestiere della opposizione come può fare solo una forza di sinistra con legami organici nel socialismo europeo .
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