La salma ferma 24 ore perché l’ascensore dell’ospedale è rotto - Tiscali Notizie

2022-10-10 15:35:17 By : Mr. David Gong

Una salma in reparto, per quasi 24 ore. E’ quanto accaduto all’interno dell’ospedale di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, dove una persona, ricoverata domenica scorsa è deceduta per l’aggravamento delle sue condizioni già nel pomeriggio, ma il suo corpo è rimasto nel reparto almeno fino alla mattina di lunedì per l'impossibilità di trasferirlo in obitorio a causa del guasto dell'ascensore della struttura sanitaria. Una situazione simile a quella avvenuta, all’inizio dell’anno, in un altro ospedale calabrese, quello di Locri, dove il destino di due persone è rimasto legato per diverse ore al funzionamento di un ascensore, l’unico funzionante all’interno dell’intero nosocomio, con la morte, infine, di uno dei due (Tiscali se ne occupò in un precedente articolo del 13 gennaio scorso: Gli ascensori in ospedale non funzionano, e un paziente per questo è morto).

I carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità di Catanzaro hanno compiuto un'ispezione all’interno dell’ospedale del Vibonese, per effettuare tutti gli accertamenti del caso sulla vicenda e per verificare le condizioni della struttura, da tempo esposta a enormi criticità. Già a dicembre scorso, infatti, l’ospedale di Serra San Bruno era stato al centro delle polemiche poiché l'ascensore era rimasto inutilizzabile per l'ultima settimana dell'anno. A gennaio, inoltre, un'altra incresciosa vicenda aveva riguardato l'insufficienza degli spazi dell'obitorio che aveva portato alla sistemazione delle bare, con all'interno i defunti, in un corridoio adiacente.

Qualcosa che, probabilmente, va ben oltre le parole del ministro della Salute, Giulia Grillo, che, all’inizio di marzo aveva parlato di “quadro da incubo” nella sua visita d’urgenza in Calabria, suscitata dalle inchieste sulla sanità e sulla rete ospedaliera della regione de “Le Iene”. In quel caso, l’attenzione si concentrò proprio sull’ospedale di Locri e su quello di Polistena, nella Piana di Gioia Tauro, con la possibilità di documentare le condizioni fatiscenti delle strutture, tra immondizia, tubi rotti e ben in vista, e mura pericolanti.

Una situazione causata da anni di mala gestione, fatta di sprechi, clientele, corruzione e infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore, quello sanitario, su cui si riversa la maggior parte del bilancio regionale: “Stiamo parlando di una regione, l'unica in Italia, che ha peggiorato i livelli essenziali di assistenza e il disavanzo sanitario che è di 127 milioni, di cui 28 milioni di euro extragettito, il che vuol dire che non si sa come si dovranno pagare. Il timore è che saranno gli stessi cittadini calabresi a pagare di tasca propria” disse il ministro Grillo nel corso della propria visita. Quegli stessi cittadini costretti, giornalmente, ai “viaggi della speranza” per curarsi negli ospedali del Nord. Una situazione “allucinante” (per usare ancora le parole del ministro) che portò la stessa Grillo ad annunciare l’ipotesi di inviare in Calabria la Protezione Civile per l’allestimento di un ospedale da campo con 300 posti letto.

Inevitabili, le polemiche: "Servono concorsi per aumentare l'organico ridotto all'osso in tutte le strutture pubbliche, serve strumentazione nuova e funzionante come la Tac o la risonanza magnetica e, soprattutto, servono ambulanze” la replica del senatore di Forza Italia, Marco Siclari, che per il partito azzurro è membro della Commissione Sanità di Palazzo Madama.

Accanto all’idea degli ospedali da campo, il ministro Grillo annunciò comunque la predisposizione di un Decreto ad hoc per porre freno al disastro, con la sostituzione, laddove necessario, dei vertici delle varie aziende ospedaliere e sanitarie, dei direttori generali e dei direttori sanitari e amministrativi, l'ampliamento dei poteri commissariali in caso di scioglimento dell'ente per infiltrazioni mafiose, l'obbligo di gestione straordinaria per gli enti in dissesto finanziario con gravi irregolarità nella gestione contabile, come nel caso della "non-contabilità" dell'Asp di Reggio Calabria (dove è tuttora non quantificato il buco di bilancio) e, per appalti e forniture, l'obbligo di avvalersi delle centrali di committenza nazionali come Consip. Un proposito ribadito, alcuni giorni fa, dal premier Giuseppe Conte ha annunciato la volontà di convocare e tenere un Consiglio dei Ministri in Calabria “perché la Calabria è una delle Regioni del Sud più abbandonate a se stesse e il Cdm avrà un valore simbolico ma anche operativo". Sulla sanità, il presidente del Consiglio ha annunciato un intervento “straordinario e risolutivo”.

Dopo l’annuncio, però, la politica calabrese (con i sindaci di Catanzaro e Reggio Calabria, ma anche con consiglieri provinciali e regionali di altri territori, come quello cosentino) ha iniziato a litigare sul luogo in cui tenere la riunione del Governo