Venezia, l’ascensore moderno nel palazzo storico? «Venezia si salva se aiutiamo i residenti» - CorrieredelVeneto.it

2022-10-10 04:22:12 By : Ms. Matier Max

L’ascensore di Palazzo Contarini Pisani tra le finestre, lato notte, degli appartamenti

Vicini di casa in guerra tra assemblee condominiali infuocate, avvocati e cause legali. E palazzi storici sul Canal Grande da ammodernare con ascensori pensati per migliorare la qualità della vita di chi ci vive, anche se solo per qualche giorno al mese come Fiorello a Ca’ Bernardo e Piero Angela a Palazzo Contarini Pisani. Nel primo immobile, vicino a San Polo, l’ascensore non è ancora arrivato ed è già sotto i riflettori, ha il sì dell’assemblea ma Gaby Wagner e il marito Jean Marie de Gueldre si sono opposti e hanno impugnato il via libera a procedere contro il rischio di trovarsi il manufatto tra le finestre della camera da letto e affaccio sul bagno, come è accaduto al Contarini Pisani dove la famiglia Pezzangora è ricorsa al Tar e al tribunale civile, invano. L’ascensore è stato realizzato con una spesa di 260 mila euro e un risultato che per i Pezzangora grida vendetta. In piccolo, sembra rivivere la grande tensione del Novecento che ha diviso Venezia in due: chi sosteneva che fosse giusto inserire «segni architettonici della modernità» e chi trovava scandaloso il solo fatto che se ne parlasse. All’epoca, i conservatori ebbero la meglio: l’ospedale di Le Corbusier non fu realizzato e nemmeno il «Masieri Memorial» di Frank Lloyd Wright. «Dobbiamo uscire da questa dicotomia e iniziare ad affrontare il problema vero della città», dice Salvatore Russo, preside della laurea magistrale in Architettura allo Iuav, docente di Tecnica delle costruzioni.

Professore, il problema di Venezia è la residenza, lo dicono tutti. Anche l’Unesco... «Esattamente, si discute di turismo e tornelli mentre assistiamo al fallimento dei progetti di residenzialità: problema mai affrontato se non nelle emergenze».

Il legame con la bagarre sugli ascensori? «Se vogliamo che il centro storico sia abitabile ed inclusivo, bisogna anche parlare di ascensori. Sono stati inseriti in scuole, ospedali, edifici pubblici e commerciali, ce ne sono anche in palazzi privati ma un intervento come quello di Palazzo Bernardo, ipotizzato all’interno di una corte, non è stato affrontato ancora. E a dirla tutta hanno ragione sia chi dice sì sia chi dice no in nome della tutela del bene architettonico storico. Detto questo...».

Detto questo? «Io sono per favorire la realizzazione di ascensori, certo. Il vincolo storico e artistico è la ricchezza e al contempo la gabbia di Venezia. Il caso della casa di Fiorello, dove ancora si discute se farlo o meno, è un’occasione per parlare di questa città “finta”».

Finta? «Mi spiego meglio, dico finta perché il suo livello di residenzialità è così basso che non consente di essere vissuta pienamente».

Che fare allora? «Ci si interroga sui massimi sistemi, poi non esiste nemmeno un protocollo chiaro e semplice su come intervenire per alzare il livello della sostenibilità delle case nella città che si candida ad essere Capitale mondiale della sostenibilità. Per questo dico, sì all’ascensore quale innesco per affrontare una questione che non si è mai aperta. Grazie a personalità come Fiorello (e Piero Angela, ndr ) possiamo iniziare a parlarne e aprire un confronto».

Parla di facilitare sostenibilità e inclusione ma gli immobili vanno tutelati. «Senza ombra di dubbio, servono progettazioni mirate e controllo. Faccio un esempio, il Superbonus qui non si può utilizzare e ci sta. Di contro sostenibilità e domotica nelle abitazioni sono nodi da affrontare. Le case di Venezia non hanno l’uno né l’altro. Per non parlare dei pannelli solari, oggi vietati: quando arriverà un progetto che li rende compatibili non dovrà essere bocciato».

Della perdita di residenti si parla da decenni come anche della necessità di ripopolare Venezia, la sua idea? «Bisogna rivisitare questa nostra città, aprire un tavolo su come collocarla nel 2022: abbiamo davvero un’opportunità di fronte, merito di un ascensore e di inquilini noti per cui se ne parla. Usiamo questa occasione per rendere un progetto privato una questione pubblica».

In che termini? «Partendo da quest’esempio per definire cosa si può fare per la residenzialità. Oggi, i piani terra restano vuoti perché c’è l’acqua alta, tra poco pure gli ultimi lo saranno perché ci sono le scale e la popolazione è troppo anziana per affrontale. Cosa accadrà? Si potrà vivere solo nei piani ammezzati?».

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